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Teatrodanza: la riscoperta del corpo

Tanztheater Wuppertal
Il teatrodanza si contraddistingue come fenomeno coreografico del Novecento. In scena compaiono i gesti e gli elementi della vita quotidiana.

La riscoperta del corpo a partire dalla fine dell’Ottocento è un’istanza recepita e sviluppata inizialmente dalla danza. I fenomeni che evidenziano questa riscoperta sono la danza libera e successivamente la danza moderna. Ma col passare del tempo, questa nuova sperimentazione si è poi ampliata in tutti i campi, compreso quello teatrale. Portando allo sviluppo di quello che viene chiamato teatrodanza.

Di conseguenza assistiamo al Korperkultur, fenomeno culturale dove il corpo è posto al centro dell’attenzione.

Per portare il teatro alla sua vera e antica funzione, l’attore-uomo deve fare un lavoro su sé stesso. Non eseguire passi ma mettere al centro emozioni.

Tanztheater
Tanztheater Wuppertal Pina Bausch © Maarten Vanden Abeele

Il teatrodanza

Il teatrodanza (o teatro-danza) si afferma in Germania tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta.  Vede protagonisti cinque antesignani del Tanztheater tedesco: Pina Bausch, Reinhild Hoffmann, Susanne Linke, Gerhard Bohner e Hans Kresnik.

Nel teatrodanza vengono innestati elementi della danza non accademica, della danza moderna, della danza libera e talvolta del mimo e del cabaret.

Il gesto e l’azione sono interconnessi. E gli interpreti sul palcoscenico sono allo stesso tempo attori, ballerini e autori dell’opera. Per questo nel teatrodanza di Pina Bausch vengono anche definiti danzattori.

I danzatori-attori improvvisano le loro coreografie per riuscire a trasformare i loro sentimenti, le loro parole in movimento. Anche il pubblico spesso è parte attiva dello spettacolo.

Il fenomeno diffusosi poi sia in Europa che in America, viene ricondotto anche a nomi come quello di Carolyn Carlson in Francia, Alain Platel in Belgio, Lindsay Kemp in Inghilterra e Constanza Macras in Germania.

Teatrodanza
Bluebeard di Pina Bausch, Sadler's Wells, 2020 © Evangelos Rodoulis

Il coinvolgimento sensoriale nel teatrodanza

La danza non può fare a meno del corpo e necessita di un coinvolgimento sensoriale

Infatti, bisogna tener conto che durante lo spettacolo, l’individuazione del processo percettivo si sdoppia. Vi è la percezione del danzatore, di sé stesso sulla scena, e quella dello spettatore che assiste allo spettacolo.

Scendendo nel dettaglio dei singoli sensi, senza dubbio la vista è necessaria prima al pubblico e poi al danzatore. Per quest’ultimo è necessaria per regolare la propria posizione nello spazio scenico. Al pubblico, invece, il senso della vista serve sia per osservare la scena e il corpo del danzatore in azione, sia per percepire la presenza e la condotta degli altri spettatori.

Per quanto riguarda l’udito, esso è necessario allo spettatore e al danzatore per poter ascoltare la musica che accompagna la danza o, eventualmente, il silenzio, il respiro e il rumore dei passi.

Vi è poi naturalmente il tatto, che è attivo nel danzatore nei confronti del proprio corpo e per percepire il partner, che sia un altro individuo o una superficie.

garofani
Nelken, Pina Bausch

La stimolazione dell’olfatto è un altro elemento molto vivo nel Tanztheater. Si tratta di percepire degli odori in scena, che siano fiori, foglie, terra, acqua o sangue e sudore.

Poteva mancare forse il gusto? No. In scena nel teatrodanza si mangia, si assaggia, il cibo entra a far parte della coreografia anche solo come oggetto scenico.

teatrodanza
Palermo Palermo di Pina Bausch © Akiko Miyake Kopie

Carolyn Carlson e il teatrodanza

Oltre a Pina Bausch un’altra esponente di spicco del teatrodanza è Carolyn Carlson. Nata nel 1943, di origini finlandesi, ma cresciuta in California, viene Premiata come Miglior Interprete Femminile al Festival Internazionale di Parigi del 1968. Stabilitasi in Francia, crea il GRTOP (Groupe de Recherches Théâtrales de l’Opéra de Paris), primo gruppo autonomo, con statuto differenziato rispetto alla grande compagnia, ma sempre all’interno dell’Opéra. Nel 1980, Carolyn Carlson arriva in Italia, per creare un altro gruppo, su invito de La Fenice di Venezia. Da qui poi usciranno i protagonisti dello storico gruppo Sosta Palmizi.

Dalle sue stesse dichiarazioni si estrapola il suo insegnamento: “La danza, quella vera, è poesia; la tecnica è solo un mezzo, una questione del tutto secondaria. L’intuizione poetica si sviluppa in idea coreografica, e sull’idea io lavoro, a lungo, assieme ai miei danzatori. Facciamo improvvisazione, per ore e ore di seguito. Fornisco loro opportuni stimoli, sui quali essi sono liberi d’improvvisare. Li guardo e i loro gesti mi arricchiscono di spunti nuovi. In un secondo tempo, tutte le sequenze che abbiamo sviluppato insieme vengono ridotte all’essenza”.

Il teatrodanza di Carlson produce atmosfere intense e la tecnica, ereditata da Alvin Nikolais, rende ogni parte del corpo autonoma ed interessante. Ciò che conta però è soprattutto la personalità del danzatore, dell’interprete, al quale viene richiesto un lavoro soggettivo, di personalizzazione del movimento. Da questo punto di vista, il lavoro prende le distanze dal mondo dominato dalla spersonalizzazione di Nikolais. Rispetto al gesto carico di tensione drammatica e grottesca di Pina Bausch, quello di Carolyn Carlson aspira ad un senso del bello. Non inteso come formalizzazione estetica, ma tendente al misticismo. Il suo linguaggio si lega alle filosofie orientali e allo zen.

Carolyn Carlson Company
Carolyn Carlson Company in Now, Teatro degli Arcimboldi, Milano, 2015 © Laurent Paillier

Sosta Palmizi e il teatrodanza in Italia

Il teatrodanza in realtà approda in Italia solo nel 1985 con Il cortile della compagnia Sosta Palmizi. La compagnia viene fondata da sei danzatori formatisi sotto la guida di Carolyn Carlson durante gli anni della sua direzione della compagnia Teatro e Danza La Fenice a Venezia (1981-1984). Si tratta di Michele Abbondanza, Francesca Bertolli, Roberto Castello, Roberto Cocconi, Raffaella Giordano, Giorgio Rossi.

Il teatrodanza italiano è dunque riconducibile alle compagnie fondate da ciascuno di questi danzatori in seguito allo scioglimento del gruppo originario.

Oggi l’associazione Sosta Palmizi è diretta da Raffaella Giordano e Giorgio Rossi, in seguito allo scioglimento del collettivo storico con sede a Torino. Dal 1995 risiede a Cortona dove promuove e sostiene l’attività coreografica ed è una realtà di riferimento nell’ambito della creatività coreutica contemporanea. 

Nel corso degli anni Raffaella Giordano e Giorgio Rossi hanno saputo coinvolgere numerosi autori ed interpreti consolidando un nucleo stabile di artisti associati. Incorporando le libertà poetiche di ciascuno.

Le attività di formazione sono rivolte sia a danzatori che ad attori professionisti, sia a percorsi amatoriali che per bambini. Questo anche presso accademie, enti teatrali, festival ed associazioni. Ma per una costante opera di radicamento nel territorio di residenza, Sosta Palmizi concentra la sua attività  presso Cortona ed Arezzo. 

teatrodanza
Sosta Palmizi, Sulla felicità, cor. Giorgio Rossi, Teatro Argentina, Roma, 2017

Michele Abbondanza e Antonella Bertoni

Michele Abbondanza e Antonella Bertoni nel 1989 creano una loro compagnia di teatrodanza. Dalla scuola di Alwin Nikolais agli studi francesi con Dominique Dupuy, attraverso le improvvisazioni poetiche di Carolyn Carlson e lo studio della pratica dello zen, nasce la Compagnia Abbondanza/Bertoni. Oggi è riconosciuta come una delle realtà artistiche più prolifiche del panorama italiano sia per le creazioni, che per l’attività formativa e pedagogica. E ovviamente per la diffusione del teatrodanza contemporaneo.

teatrodanza
Progetto RIC.CI, Terramara, cor. Abbondanza/Bertoni, Teatro Stabile Torino, 2013 © Paolo Laudicina

Non è una danza comoda, quella di Michele e Antonella, che cerchi il consenso incondizionato e il plauso del pubblico; è una danza che pone domande senza dare risposte, che smuove e fa vacillare senza offrire un sostegno, scalfendo in modo indelebile certezze e preconcetti per trasportare in un viaggio che avrà inevitabilmente esito incerto.

In copertina: Tanztheater Wuppertal, The Rite of Spring, BAM Brooklyn © Stephanie Berger

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