
Silfidi, 7 curiosità sulle loro origini leggendarie
Noemi Sammarco
Secondo la leggenda le Silfidi sono creature estremamente timide, anche se non disdegnano il contatto con gli umani. Spesso sono ingannevoli, ma nella maggior parte dei casi sono dolci e comprensive.
Le Silfidi, qualora ritengano che l’aiuto a loro richiesto sia giusto, sono capaci di andare contro ad ogni avversità pur di aiutare il loro protetto.

1 - Le Silfidi sono state formalizzate da Paracelso
Fu il famoso medico e alchimista Paracelso a formalizzare la figura delle Silfidi. Paracelso si rifà alle tradizioni popolari della mitologia nordica, ricca di spiritelli e geni. Quindi dà il nome di Sylphis agli esseri invisibili dell’aria, che popolano i venti e i boschi.
Secondo Paracelso, le Silfidi fanno parte insieme alle salamandre, agli gnomi e alle ondine degli esseri alchemici legati ai tradizionali quattro elementi. Nel primo capitolo del De Nymphis, Sylphis, Pygmaeis et Salamandris et coeteris spiritibus Paracelso afferma che queste creature, pur essendo molto simili all’uomo per caratteristiche fisiche e intelligenza, sarebbero prive dell’anima, che distingue l’uomo dagli animali.
Nella visione paracelsiana vi sono due nature: una è quella umana, spessa, palpabile, sensibile e mortale. L’altra quella spirituale, impercettibile e eterna. Tra queste due vi è la natura intermedia, del quale fanno parte le Silfidi.

2 - Le Silfidi hanno ali da farfalle
Una teoria alternativa è che il termine Silfidi derivi dal greco antico σίλφη (silphē) che vuol dire farfalla. Per questo, le Silfidi hanno ali come quelle delle farfalle.
Secondo le leggende, quando le Silfidi prendono forma umana, appaiono come creature snelle e slanciate, con lineamenti sfuggenti e con ali immense sulla schiena. Ma sono anche in grado di prendere le sembianze delle farfalle.
Gli antichi celti consideravano le farfalle simboli delle fate o degli spiriti ancestrali e guide verso il mondo dei defunti.

3 - Le Silfidi esistono anche al maschile
Forse non tutti sanno che esiste anche un equivalente maschile delle Silfidi, il Silfo. Questo però, a differenza delle Silfidi, nella mitologia germanica è ritenuto un portatore di infermità agli uomini e agli animali.
4 - Ha scritto di loro anche William Shakespeare
Una Silfide è protagonista dell’opera teatrale shakespiriana La tempesta scritta tra il 1610 e il 1611. Il nome di questa Silfide è Ariel: uno spirito dai poteri magici, che può governare il vento e rendersi invisibile.
La Silfide è però costretta ad eseguire gli ordini della strega Sicorace. E quando si rifiuta, la strega la imprigiona nel tronco di un albero. Quindi Prospero, Duca di Milano ingiustamente esautorato del suo ruolo dal fratello, sentendo le urla dello spirito decide di liberarlo dal tronco Ma lo rende suo schiavo: Ariel è così costretta ad eseguire gli ordini di Prospero. Egli vuole riconquistare il suo ducato, così quando scopre che il fratello sta passando con una nave vicino alla sua isola, manda Ariel a scatenare una tempesta per farlo naufragare. Dopo il naufragio Prospero riesce a riconquistare il suo ducato e prima di lasciare l’isola chiede un ultimo favore ad Ariel, quello di assicurare mare calmo e vento propizio alla nave che l’indomani lascerà l’isola, dopodiché lo spirito sarà liberato dalla sua prigionia.

5 - Una donna è stata processata per aver avuto rapporti con il Re delle Silfidi
Nel 1656 a Sävsjö, piccola città della Svezia, una donna venne processata perché accusata di aver avuto rapporti con il Re delle Silfidi.
La donna sotto accusa, Karin Svendotter, affermava di aver incontrato il Re delle Silfidi, Älvkungen, in un luogo che lei aveva chiamato Grönekulla. Qui aveva danzato e cantato con il Re e con delle Silfidi.
Secondo il racconto della donna, era rimasta incinta del Re per ben sette volte.
Successivamente il Re si era presentato con un abito d’oro ed aveva portato via i bambini durante un attacco che, come confermato anche da alcuni testimoni, aveva lasciato Karin priva di forze.
Secondo il tribunale, Satana l’aveva fatta uscire di senno e il processo si concluse con la richiesta del tribunale di pregare per lei.

6 - Silfidi come spiriti di donne malvagie?
Se la maggior parte delle opere e delle leggende vede le Silfidi come spiriti minori e inclini ad aiutare l’uomo, Alexander Pope le ha raccontate in maniera differente.
Nel suo romanzo Il ricciolo rapito le Silfidi sono condense chimiche degli stati d’animo di donne spiacevoli.
Infatti, le donne piene di rancore e di vanità diventano Silfidi quando muoiono, perché i loro spiriti sono troppo pieni di vapori scuri, per poter salire in cielo.
Belinda, l’eroina dell’opera, assistita da un piccolo esercito di Silfidi, è incoraggiata da loro nella sua vanità.
7 - Il Balletto è ispirato al racconto fantastico Trilby ou Le Lutin d’Argail
Per scrivere il libretto de La Sylphide, Filippo Taglioni e il tenore dell’Opéra di Parigi Adolphe Nourrit, si ispirarono al racconto fantastico Trilby o il Folletto di Argail, dello scrittore francese Charles-Emmanuel Nodier.
Il quale pubblicò il suo racconto nel 1822 dopo aver fatto un viaggio in Scozia. Nodier affermò di aver preso il soggetto da una prefazione dei romanzi di demonologia dello scrittore scozzese Walter Scott, aggiungendo però che tale soggetto faceva parte delle tradizioni di tutti i popoli.

In Trilby ou Le Lutin d’Argail la trama romantica è incentrata sull’impossibile amore tra un essere umano e una creatura soprannaturale. Ma basta dare un’occhiata alla storia del balletto o a quella del racconto per capire quanto sono diversi. Nel racconto la storia d’amore si svolge tra il furbo folletto Trilby e una fanciulla di nome Jenny, moglie di un pescatore. Nel balletto i ruoli sono invertiti: il giovane James si innamora dello spirito dell’aria, la Silfide, che quindi è una donna.
La Silfide venne rappresentato per la prima volta all’Opéra di Parigi il 12 marzo 1832. Il ruolo principale venne affidato a Maria Taglioni, che per la prima volta indossò le scarpette da punta.
Altra importante versione del balletto è quella danese, Sylfiden. Rappresentata per la prima volta al Teatro Reale Danese di Copenaghen il 28 novembre 1836, vedeva come interpreti principali August Bournonville e Lucile Grahn.
In Italia La Silfide venne rappresentata per la prima volta Teatro la Fenice di Venezia nella stagione 1837-38 in una versione di Antonio Cortesi interpretata dalla ballerina Amalia Brugnoli Samengo.
In copertina: Sylfiden, Royal Danish Ballet, 2020-21 © Per Morten Abrahamsen
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Una risposta
Davvero interessante…complimenti ?