
Rudolf Laban, teorie della danza espressionista
Serena Ceprani
Rudolf Laban (1879-1958) fu uno dei maggiori teorici, nonché controverso coreografo, del Ventesimo secolo. Nacque a Pozsony (Bratislava) e iniziò il suo percorso artistico a Parigi nel 1903. In seguito maturò la necessità di creare un nuovo sistema di notazione libero da qualunque sistema predefinito. Subì l’influsso di Delsarte e sdoganò l’idea che la danza fosse strettamente correlata alla musica.
Nel 1926 coniò l’odierno termine coreologia e nel 1934, poco dopo l’ascesa del Nazismo, venne nominato Responsabile delle attività di danza tedesche per conto della Camera del Teatro del Reich del Ministero delle Arti.

Rudolf Laban e le prime teorie della danza
Nel 1913 Rudolf Laban apre il suo primo atelier a Monaco di Baviera, che si rivela terreno fertile per le sue teorie. Qui approfondisce lo studio del corpo e del movimento spaziale attraverso sperimentazioni coreografiche dense di misticismo. Ben presto le teorie labaniane si diffondono anche tra i non professionisti. E tra il 1910 e il 1914, sul Monte Monescia, chiamato Monte Verità ad Ascona, in Svizzera, si svolgono delle feste rituali coreutiche. Dove si rafforzano le radici col mondo imparando a vivere con semplicità e armonia nella natura. Di conseguenza, nella spontaneità del movimento, Laban non vede solo un gesto estetico, ma anche un insieme di elementi dettati dall’interiorità. È per questo che la colonia naturista con i suoi cori di movimento attira molti artisti e personaggi celebri, tra cui Hermann Hesse, Carl Jung e Paul Klee.

L'arte del movimento di Rudolf Laban
Durante gli anni della prima guerra mondiale (1914-1918), Rudolf Laban si stabilisce a Zurigo e getta le basi scientifiche della danza, dividendo le sue teorie in:
- coreosofia, ovvero la filosofia della danza che ne stabilisce i princìpi etici ed estetici;
- coreologia, ossia la disciplina analitica che studia il movimento e ne individua le leggi spazio-temporali;
- coreografia, letteralmente la scienza della scrittura della danza.
Inoltre, elabora l’eucinetica, ossia una classificazione dei movimenti del danzatore secondo pulsioni fisiche, intellettuali ed emotive. Quindi, il corpo non si muoverebbe spinto da impulsi prettamente fisici, ma anche grazie a tensioni interne. Come l’interiorità si relaziona con l’esteriorità, così lo spazio si suddivide in spazio cinesferico (intorno al corpo) e in spazio assoluto (inteso come generale).
L’effetto è che le regole prestabilite del balletto, con posizioni prefissate, vengono dunque sovvertite. E alla rigidità delle dodici posizioni, Rudolf Laban contrappose la danza libera, l’espressione e la spontaneità. A partire dai suoi studi, il teorico approderà al sistema di notazione che porterà il suo nome: Labanotation.

La notazione di Rudolf Laban
Il sistema di notazione Laban, inizialmente conosciuto come Cinetografia, si estende a qualunque tipo di movimento umano. Per questo viene ufficializzato durante il secondo Congresso della Danza a Essen, nel 1928. Laban prendendo spunto dalla struttura di uno spartito musicale, annota passi e movimenti secondo una forma puramente geometrica per abbattere le barriere linguistiche. Ne deriva che lo spazio perfetto per un danzatore viene riconosciuto nell’icosaedro, ossia in un solido composto da venti triangoli equilateri che s’incontrano. Infatti, questa figura racchiude in sé tre dimensioni spaziali: in senso verticale (alto-basso), in senso orizzontale (destra-sinistra) e in profondità (avanti-indietro).

Laban classifica i movimenti in centrifughi (dal centro verso la periferia) e centripeti (dalla periferia al centro. Inoltre, nella notazione rappresenta graficamente la zona del corpo che si muove, la direzione spaziale del movimento, il ritmo temporale in cui è eseguita l’azione e la posizione degli accenti nell’organizzazioni delle frasi. Infatti, il corpo è veicolo del ritmo stesso, rendendo quasi del tutto superfluo l’ausilio della musica.
In seguito all’invenzione della Labanotation, si diffusero nelle maggiori città europee scuole di stampo labaniano, che rivoluzionarono la danza di tipo accademico. Non a caso, il teorico si fece portavoce dell’emozione artistica e della sostanza anteposta all’estetica, in un società che stava volgendo verso l’omologazione. Ma per le sue radicali teorie Laban fu costretto, dal regime nazista, ad emigrare in Inghilterra.
Rudolf Laban e lo scontro con il Reich

Nel 1933, quando Hitler sale al potere, il teorico lavora da quasi tre anni come Direttore dell’Opera di Stato di Berlino. A distanza di un anno è nominato Direttore di tutte le attività di danza tedesche, alle dipendenze di Joseph Goebbels. Quest’ultimo, Ministro ufficiale della propaganda nazista, aveva assistito nel 1930 alle prove del Baccanale del Tannhäuser, spettacolo che Laban stava preparando assieme al suo allievo Kurt Jooss per il festival wagneriano di Bayreuth in Baviera. Colpito dal suo stile coreografico, nel 1936 Gobbels lo incarica di collaborare alle coreografie di massa dei Giochi Olimpici estivi di Berlino.

Ma la collaborazione di Laban con il regime nazista ha vita breve: sospettando del suo sistema di notazione, che somiglia ad un codice di spionaggio segreto, il regime lo accusa di essere un radicale e d’incitare all’anticonformismo. Così, nel 1938, Laban è costretto ad emigrare in Inghilterra.
In seguito, Rudolf Laban condusse ulteriori studi pedagogici sulla danza, lavorò sulla riabilitazione dei soldati feriti e sulla coordinazione degli operai in fabbrica. Inoltre, pubblicò quattro saggi in lingua inglese, che si aggiunsero ai sette scritti precedentemente in lingua tedesca. Tra i collaboratori che lo accompagnarono fino alla sua morte ricordiamo Lisa Ullman, con la quale fondò il Laban Art of Movement Studio. Quest’ultimo nel 1997 a Londra venne rinominato Laban Dance Center e nel 2005 dalla fusione del Trinity College of Music e il Laban Dance Center è nato il Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance.

Estimatori e continuatori della danza espressionista
Il lavoro di Laban s’impose all’interno del Novecento come spartiacque tra i codici del balletto classico e le possibilità della danza espressionista. Sebbene le sue teorie furono viste come assolutamente rivoluzionarie, essendo influenzate da correnti artistiche quali il dadaismo e il pensiero junghiano, queste si diffusero rapidamente in Europa suscitando innumerevoli approvazioni. Tra i continuatori del pensiero di Laban, ricordiamo Mary Wigman, danzatrice che definì il concetto di danza espressionista tedesca. La Wigman lavorò accanto a Laban sin dalle sue prime sperimentazioni risalenti agli anni Dieci.
Tra gli altri collaboratori ricordiamo Lisa Ullmann, Kurt Jooss e Sigurd Leeder. Questi artisti rivoluzionarono il concetto di danza anche in un periodo storico pieno di difficoltà dovute all’ascesa degli autoritarismi.

Per saperne di più:
- Jean Newlove e John Dalby, Laban per tutti. La teoria del movimento, Dino Audino, 2018
- Rudolf Von Laban, L’arte del Movimento, Ephemeria Edizioni, 1999
- Isa P. Bergsohn e Harold Bergsohn, The Makers of Modern Dance in Germany, Princeton Book Co Pub, 2002
- Anna Hutchinson Guest, Labanotation: The System of Analyzing and Recording Movement, Routledge, 2005
La scuola d’arte è diretta secondo i princìpi pedagogici e didattici dei un nuovo tipo, nel senso di una rigenerazione delle forze vitali dell’arte. Gli allievi vengono introdotti a tutte le forme espressive del genio umano. Le esercitazioni si terranno all’aperto e sul terreno in armonia con il vivere artistico…
Iscrizione sul manifesto che pubblicizzava la scuola estiva a Monte Verità
In copertina: Icosaedro di Miki Tallone a Monte Verità
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2 risposte
L’articolo è molto interessante, ma mi permetto di fare un appunto: secondo diversi studiosi la danza moderna centroeuropea che si è sviluppata dall’operato teorico e pratico di Rudolf Laban non va connotata come “danza espressionista”. Anche se nell’estetica di Mary Wigman si possono riscontrare alcuni stilemi vicini a quelli dell’Espressionismo, il lavoro di questa danzatrice rientra piuttosto nell’Ausdruckstanz, la cui traduzione corretta è “danza espressiva” o “danza di espressione”.
Grazie mille della precisazione Valeria. Il tuo contributo è prezioso!