Il Romanticismo e il balletto romantico

Il Romanticismo è un movimento artistico, letterario, culturale e musicale sviluppatosi al termine del XVIII secolo. Fu una vera e propria rivoluzione culturale, che portò cambiamenti non solo riguardo l’offerta artistica, ma anche sul piano della comunicazione dei contenuti e dei destinatari del messaggio culturale. Opponendosi all’Illuminismo in filosofia e al Classicismo nel campo letterario e artistico, il Romanticismo esaltava i sentimenti dell’individuo contro la razionalità.
Il termine romantico iniziò ad assumere un significato pertinente a partire dal movimento letterario denominato Sturm und Drang (tempesta e impeto), con la sua rivalutazione dell’irrazionale nella vita e nell’arte. A tal proposito il poeta e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang Goethe sosteneva che l’idealizzazione del reale, la simmetria e l’equilibrio estetico raggiunti nel Classicismo, nel Romanticismo si perdevano a favore delle ingannevoli apparenze della fantasia.
Il Romanticismo e i suoi valori

Mentre nell’Illuminismo c’era raziocinio, controllo e imitazione degli antichi, nel Romanticismo si ritrova un fervore religioso e l’ispirazione dal cupo mondo del Medioevo che fino a quel momento era stato considerato privo d’importanza.
Una contrapposizione netta tra il classico e romantico si avrà solo dopo il 1830, ma come tutti i grandi movimenti il Romanticismo influenzò già dagli inizi del secolo non solo il mondo dell’arte. Il Romanticismo, introdusse nuove tematiche nella produzione artistica e culturale, istituì un nuovo rapporto tra le arti e il loro pubblico, creò una memoria culturale condivisa. Questo per facilitare la formazione di un’identità nazionale nei paesi europei. Sempre al Romanticismo si deve la diffusione del concetto di Nazione. In particolare, l’elemento fondamentale per la creazione di un’identità nazionale, fu la riscoperta o la creazione di una tradizione originaria e mitica che affondasse le proprie radici in un passato lontano. Ecco allora affiorare l’interesse non solo per i miti, ma anche per le lingue, le tradizioni e le storie dimenticate.
Il movimento romantico contrappone alla razionalità e al culto della bellezza classica, la spiritualità, l’emotività, la fantasia, l’immaginazione e, soprattutto, l’affermazione della sensibilità individuale d’ogni artista. In aggiunta spinge il popolo all’analisi delle proprie radici, al patriottismo e alla partecipazione politica.
Il Romanticismo e i nuovi strumenti di comunicazione
Gli artisti e gli intellettuali romantici ebbero a disposizione un gran numero di nuovi strumenti per comunicare la loro arte. Oltre alla consueta pittura vi erano i versi, l’articolo di giornale, la musica, l’opera lirica, il balletto, la litografia e i romanzi, soprattutto quelli storici. Con l’incremento degli strumenti di pubblicazione aumentò anche il pubblico che poteva usufruirne. Ognuno entrò in contatto con il Romanticismo in una delle sue varie forme, attraverso romanzi e giornali o grazie alla gratificante esperienza teatrale. I grandi nomi del periodo romantico come Donizetti, Verdi, Dumas e Hugo raggiunsero un consenso “di massa” e divennero pietre miliari della tradizione culturale europea ottocentesca.
Il periodo romantico nell’arte

Al centro dell’attenzione degli artisti c’è la natura, con i suoi paesaggi cupi e in rovina, che offrono quel fascino particolare in grado di esaltare i due sentimenti cardine dell’epoca: il pittoresco e il sublime.
L’arte diventa espressione dei sentimenti di ogni pittore, il quale non mira più a rappresentare ciò che vede ma ciò che sente. Per esempio, i paesaggi inglesi nei quadri di John Constable e William Turner sono carichi di nostalgia e drammaticità. Mentre quelli del tedesco Caspar David Friedrich rappresentano le angosce dell’uomo, la solitudine e la religiosità attraverso la natura spoglia. Invece, in Francia, troviamo la scena violenta e drammatica che Théodore Géricault dipinge con La Zattera della Medusa, atta a dimostrare la debolezza dell’uomo rispetto alla forza della natura. Al contempo, Eugène Delacroix punta sul concetto di Nazionalità dipingendo La Libertà che guida il popolo. Per quanto riguarda il cosiddetto romanticismo storico italiano, Francesco Hayez con Il bacio ne è l’esponente maggiore.

La letteratura del Romanticismo
In letteratura l’Infinito di Leopardi, o Alla sera di Ugo Foscolo ci ricordano le atmosfere del periodo romantico. A ciò, i romanzi di Alexandre Dumas e Victor Hugo fanno eco inserendo misteriosi soggetti medioevali, situazioni fantastiche, slanci amorosi e tragiche morti.
Se è vero che le tematiche negative aiutavano ad immergersi nel sublime, la possibilità di evasione poteva avvenire anche attraverso il romanzo storico, che permetteva di riallacciarsi al passato con nostalgia: Walter Scott, Charles Dickens, Alessandro Manzoni ne sono l’esempio.
In Italia l’affermazione del Romanticismo incontrò più difficoltà rispetto agli altri stati europei. La tradizione erudita e classicista era fortemente radicata, inoltre il diffuso analfabetismo limitava la circolazione dei prodotti letterari romantici. Se fino ad allora la lingua usata era il latino – conosciuto da un pubblico ristretto di aristocratici – nel Romanticismo si sostenne che la lingua da utilizzare doveva essere il volgare in modo da raggiungere tutto il popolo.
La rivoluzione musicale romantica
Dove la letteratura e l’arte visiva non arrivano subentra il discorso musicale. Nel Romanticismo tramonta la committenza e il musicista si ritrova a confrontarsi direttamente con il pubblico in grandi sale da concerto e auditori pubblici. Cosa non poco semplice per gli artisti dell’epoca, visti i gusti ampliati e variegati del nuovo pubblico. Questo primo dissidio tra artista e società porterà alla definizione di “genio incompreso”.
In Europa, compositori come Franz Liszt, Frederich Chopin esaltano il pianoforte come elemento principe. Di conseguenza, quasi ovunque tramonta il primato dell’Opera lirica a favore di una musica strumentale non supportata dal testo.
Nello spirito di recupero delle tradizioni popolari emerge il Lied ispirato alla poesia romantica. C’è inoltre una ripresa delle antiche forme liturgiche come la polifonia palestriniana e i canti gregoriani, che porteranno anche Beethoven, Schubert, Mendelssohn e Liszt a comporre messe, liturgie e oratori.
In Francia si sviluppa il grand-opera e l’opéra-comique. Mentre, in Italia, la tradizione operistica continua ad essere forte e l’attenzione dei compositori e del pubblico si rivolge prevalentemente al melodramma. Tra le figure emblematiche del periodo romantico troviamo anche Paganini, Berlioz e Schumann.
Il teatro romantico in Italia
Mentre i libri e giornali ebbero un limitato successo, il teatro e il melodramma di stampo romantico conobbero invece una straordinaria diffusione. Gli autori dei libretti e delle musiche d’opera pescarono a piene mani dalla nuova tradizione nazionale. Donizetti e Bellini regnarono incontrastati fino al 1848, quando Verdi fece breccia nel cuore degli italiani.
Questo fece in modo che in tutto lo stivale i teatri crebbero a dismisura. Nel 1868, delle 942 sale teatrali censite in Italia solamente 224 risultavano costruite prima del 1815. Di 105 teatri non si conosce la data di edificazione. Gli altri 613 sono stati inaugurati tra il 1815 e il 1868.
Il balletto nel Romanticismo

Come tutte le forme artistiche, anche il balletto si adeguò al nuovo spirito romantico. I fruitori dello spettacolo erano aumentati a dismisura e anche il balletto diventò un fenomeno culturale piuttosto seguito e amato dal pubblico.
Una delle principali caratteristiche del balletto romantico riguardava il contenuto letterario dei libretti. I soggetti dei balletti non erano più di argomento classico e mitologico, ma erano racconti di carattere romantico. Generalmente suddivisi in due Atti, rappresentavano nel Primo Atto la luce del giorno associata alla realtà, mentre nel Secondo Atto la vicenda aveva luogo di notte, in un mondo sovrannaturale, dove solitamente si svolgeva un finale tragico. La divisione tra realtà e sovrannaturale simboleggiava la conflittualità tra l’uomo e la natura.
La tecnica accademica giungeva ormai al culmine della sua perfezione e dell’evoluzione. I suoi princípi vennero codificati dal danzatore, coreografo e maestro di danza Carlo Blasis nel suo Traité élémentaire théorique et pratique de l’art de la danse.
Sul palcoscenico grande rilievo ebbero l’elevazione e lo slancio verso l’alto che sembravano sfidare la legge di gravità.
Durante il periodo romantico le ballerine conquistarono un ruolo da protagoniste, con il loro aspetto sognante e leggero.
Se le soliste divennero sempre più virtuose, i corpi di ballo costruirono complesse e perfette geometrie e smisero di avere un ruolo semplicemente decorativo. Le scene e i costumi emersero come elementi portanti del balletto.
Alcuni tra i più importanti balletti romantici sopravvissuti fino ad oggi nel repertorio delle maggiori compagnie sono La Sylphide (1832) e Giselle (1841).
Il Romanticismo e il valzer
Il valzer apparve verso la fine del ‘700, prendendo il posto del minuetto. Si diffuse in tutte le classi sociali e in tutte le nazioni, rivoluzionando le abitudini e i costumi.
Con il valzer la coppia fu la definitiva protagonista del ballo. Nel 1800 con La Dansomanie di Pierre Gardel il valzer comparve anche nei balletti.
Da quel momento i protagonisti del ballo smisero di tenersi per mano a debita distanza e danzarono come una coppia unita, coinvolgente e sognante. Di conseguenza, la musica in 3/4 s’impossessò di tutte le scene.
Tutù romantici e scarpette da punta
Il Romanticismo portò altre due grandi innovazioni nella danza.
La prima fu il tutù: insieme ad un aderente e scollato corpetto, una gonna composta da vari strati di un vaporoso tessuto bianco, sostituì l’ingombrante costume di corte sino ad allora in uso. Per esempio il tutù di mussola creato da Eugène Lami per Maria Taglioni ne La Silfide era una gonna lunga fino al ginocchio, che evocava quella sensazione di leggerezza tanto sognata.
La seconda grande innovazione furono le scarpette da punta. Se in realtà Marie Camargo fu la prima ad abbandonare le scomode calzature con il tacco alto, adottando una scarpetta con la pianta a terra, è pur vero che fu Maria Taglioni ad essere ricordata come la prima ad utilizzare le scarpe da punta. Lei stessa scrisse sul suo diario di aver visto la ballerina Amalia Brugnoli danzare sulle punte nel 1820. La Taglioni fu però la prima ad eseguire un intero balletto indossando le scarpette da punta.
Solamente a partire da La Sylphide le nuove punte vennero comunemente adottate, divenendo un attributo indispensabile del balletto romantico. Queste infatti rispondevano al desiderio di leggerezza e all’immagine soave che le ballerine dovevano mostrare.
Due grandi balletti romantici: La Sylphide e Giselle

Nel 1823, a Parigi, va in scena La Sylphide, il primo esempio di balletto romantico. Creato da Filippo Taglioni per la figlia Maria, La Sylphide diviene il modello ispiratore di tutta la danza romantica. Il balletto ebbe un enorme successo. Nel 1834, quando August Bournonville assistette ad una rappresentazione de La Sylphide, decise di portare la coreografia in Danimarca presso il Teatro Reale Danese. L’allestimento di Bournonville seguì la versione originale della storia, ma adattandola per i propri allievi e costruendo il ruolo di protagonista attorno alla sua prediletta Lucile Grahn.
Da La Silfide in poi, tutti i balletti del repertorio ottocentesco offrono un “atto bianco”: caratterizzato da ballerine avvolte da tutù bianchi a rappresentare le silfidi, le villi o le ondine, frutto di visioni che appartengono al mondo fiabesco del Romanticismo.
Se La Sylphide è il modello dei balletti romantici, Giselle ne è il manifesto. Questo spettacolo è nato dall’idea del romanziere Théophile Gautier, che innamorato di Carlotta Grisi volle creare un balletto per lei.
Rappresentato all’Opéra il 28 giugno del 1841, con la partitura musicale di Adolphe Adam la coreografia originale fu creata da Jean Coralli per i movimenti d’insieme e da Jules Perrot, che si occupò delle variazioni della protagonista.

Per saperne di più:
- O.Di Tondo, F.Pappacena, A.Pontremoli, Storia della danza e del balletto, Gremese Editore, 2019
- Rudolf Liechtenhan, Danza classica. Il balletto nel secolo romantico, Jaca Book, 1993
- Alberto Testa, Storia della danza e del balletto, Gremese Editore, 2005
- AA.VV., Enciclopedia della musica, Garzanti, 1983
In copertina: dettaglio da Pescatori in mare (1796) di William Turner, Tate Gallery, Londra
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Noemi Sammarco
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