
Raccontare una storia attraverso i gesti: la pantomima
Serena Ceprani
Con il termine pantomima nella danza s’intende un linguaggio di circa 1.500 gesti, ognuno dei quali si riferiva ad una parola, usato generalmente nei balletti di repertorio per descrivere gli eventi.
Nell’Ottocento non c’era nessun balletto senza parti mimiche e il pubblico conosceva il significato di ogni singolo gesto.
Mentre nel Novecento questo linguaggio venne abbandonato ma, grazie al contributo di Tamara Karsavina, ce n’è arrivata un’ampia documentazione. Infatti, al termine della sua carriera di danzatrice, la grande partner di Nijinsky, insegnò pantomima e scrisse 4.000 pagine testimoniando come tutto può essere risolto a gesti.
Nel 1960, quando il coreografo Frederick Ashton decise di far rivivere La Fille mal gardée, Tamara Karsavina fu l’unica a saper insegnare correttamente la gestualità.

Espressività o virtuosismo?
Oggi è raro trovare artisti che conoscano tutti i gesti della pantomima e non esistono quasi più insegnanti di mimica. Il pubblico la trova difficile da capire e noiosa, preferendo esibizioni spettacolari e virtuosistiche piuttosto che espressive: 32 fouettés per la donna e tours en l’air per l’uomo sono il banco di prova dei nostri danzatori. Per questo, gran parte della musica originale, creata appositamente per il discorso pantomimico, viene eliminata dal balletto o riempita con altri passi.
Spesso la pantomima viene usata in maniera approssimativa per cui s’incrociano i polsi per indicare la morte, ma quel gesto piuttosto significa condanna. Come anche il gesto di danzare, rappresentato da due mani che volteggiano dal plesso solare fino alla testa, in en dehors verso il danzatore ed en dedans verso di sé, spesso è confuso: l’io danzerò con te diventa uguale al tu danzerai con me.

Le origini della pantomima
Derivata al mimo, la pantomima nacque in Grecia e si diffuse a Roma a partire dalla fine del 1 secolo a.C.
Inoltre, la mimica da sempre contraddistingue il linguaggio degli italiani. Tra il 1580 e il 1600 con la Commedia dell’Arte gli attori che interpretavano le varie maschere come Arlecchino, Pulcinella, Colombina, Pantalone, viaggiando in luoghi stranieri per farsi capire utilizzavano i gesti. È pur vero che fosse una caratteristica per enfatizzare lo spettacolo, appurato che c’erano attori della Commedia dell’Arte con grande cultura: le cronache ci parlano ad esempio di una certa Isabella Andreini, che parlava 7 lingue, 35 dialetti fra cui 7 dialetti russi diversi.
La mimica si sviluppa poi con il coreodramma, perfetta mistura di mimica e danza, di Salvatore Viganò. I critici obbiettavano che di danza ce n’era ben poca, ma i sostenitori insistevano sul fatto che la mimica fosse essenziale per spezzare le lunghe sequenze di balletto francese.
È per questo che a Londra nel 1884, venne rappresentato l’intero “Faust” di Goethe a gesti e senza danza.

Le parti mancanti nei balletti di repertorio
La pantomima descritta nei documenti dell’Università di Harvard, oggi non viene più inserita nella coreografia de La Bella Addormentata.
Anche se purtroppo non abbiamo testimonianze dei gesti, sappiamo dalle cronache dell’epoca che nel 1890 Enrico Cecchetti interpretò una memorabile Carabosse interamente con il linguaggio della pantomima.
Ne Il Lago dei Cigni si ritiene che la musica in cui Odette esegue un pas de bourrée, per dare l’idea della creatura fragile che trema di spavento, fosse originariamente occupata da un lungo passaggio mimico, che viene insegnato ancora al Royal Ballet di Londra, anche se quasi mai rappresentato in scena. Questo sarebbe servito ad Odette per spiegare chi è lei, che cosa fa, che il lago dietro di lei è fatto delle lacrime della madre, e spiegare il maleficio che la rende cigno di giorno e donna di notte.
Interi passaggi di Giselle oggi non esistono più: per esempio, un lungo assolo mimico iniziale descriveva che la protagonista in sogno aveva visto una donna in nero portarle via l’amato.

La pantomima e la scuola danese
Solamente il Royal Ballet e la Scuola del Balletto Reale Danese conservano ancora questo linguaggio attraverso veri e propri corsi di mimica settimanali. I singoli gesti e le espressioni vengono studiati con l’accompagnamento del pianoforte.
Il coreografo August Bournonville fece un grande uso della mimica nei suoi balletti. L’intero Primo Atto di Napoli è quasi solamente pantomima.
Per saperne di più:
- Edward Nye, Mime, Music and Drama on the Eighteenth-Century Stage, Cambridge University Press, 2011
Foto di copertina: Il Lago dei Cigni, Kizzy Matiakis, Det Kongelige Teater, stagione 2016-2017 © Costin Radu
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