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Maurice Béjart

Maurice Béjart e l’evoluzione del classico

Maurice Béjart fu una figura centrale e rivoluzionaria del secondo Novecento. Dalla coreografia alla didattica, il suo amore per la danza ha dato vita a visioni innovative e a nuove generazioni di danzatori.

Maurice Béjart seppe cogliere i fermenti delle grandi novità del secolo dal punto di vista politico, artistico e culturale. Portò avanti ideali di umanità e di giustizia come il pacifismo, la liberazione delle minoranze, l’emancipazione della donna.

Mise in discussione il balletto, non tanto nei suoi canoni estetici o nella sua struttura formale, quanto nei limiti che quest’ultimo aveva di poter raccontare certe storie e non altre. Per raggiungere questo obiettivo ogni strumento coreografico era importante: dalle tecniche orientali agli spunti tratti dalla modern dance, dalla danza folcloristica all’uso della pantomima.

Béjart valorizzava al massimo il corpo e tutte le sue potenzialità espressive. Da qui la forte considerazione come creatore dello stile neoclassico. La sua danza seppe connettersi ad altre arti quali la recitazione o il mimo, nell’idea che il balletto potesse divenire la nuova arte popolare del XX secolo. 

Egli era vicino al concetto di teatro totale in cui i linguaggi possono fondersi senza gerarchie.

Maurice Béjart
Maurice Béjart © Marcel Imsand - Musée de L'Elysée, Lausanne

Maurice Béjart incontra la danza

Maurice-Jean Berger nasceva a Marsiglia il 1° Gennaio 1927, figlio del filosofo Gaston Berger. 

Utilizzò il nome d’arte Béjart: cognome della moglie di Molière. Drammaturgo che fu per lui un punto di riferimento, tanto da dedicargli un’opera dal titolo Le Molière imaginaire.

Ammaliato da uno spettacolo di Serge Lifar, Maurice decise di dedicare la propria vita alla danza. Iniziò la sua formazione presso la scuola di ballo dell’Opera di Marsiglia. 

Proseguì la carriera di danzatore presso il Ballet de Vichy. E tra il 1949-1950 danzò nei Ballets des Champs-Elysées di Roland Petit. Inoltre, si distinse al Royal Swedish Ballet dove per la prima volta si cimentò con la coreografia de L’uccello di Fuoco di Igor Stravinsky.

madre e figlio
Maurice Béjart accanto a sua madre

La carriera coreografica di Maurice Béjart

Gli anni Cinquanta furono molto importanti per Maurice, poiché  in questo periodo si affermò come coreografo.

Tra le più importanti creazioni ricordiamo Symphonie pour un homme seul, del 1955, per la compagnia Le Ballet-Théâtre de Paris fondata con il critico Jean Laurent nel 1953. L’opera è coreografata sulla musica concreta di Pierre Schaeffer e Pierre Henry, in cui le registrazioni di suoni e rumori ambientali, vengono  utilizzati come materiale creativo. Qui Maurice affrontava la condizione alienante dell’uomo: il suo era uno stile accademico nuovo e sensibile agli stimoli della modern dance, che si andavano affermando nello stesso periodo. Ritroviamo quindi una stretta connessione tra gesto drammatico, ritmo e suono.

Altro lavoro coreografico fondamentale è Le sacre du primtemps, del 1959. L’opera gli venne commissionata dal Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles. Béjart crea una riscrittura personale, lontana dall’originale dei Ballets Russes, che lo renderà famoso nel mondo. Questo balletto rappresenta una vera e propria pulsione vitale, un inno alla gioia e alla vita.

Inoltre, in questo stesso periodo Maurice Béjart crea una nuova compagnia presso il Théâtre de la Monnaie di Bruxelles: il Ballet du XXe Siècle. Così, inizia un’attività didattica e produttiva frenetica, testimoniata da un repertorio immenso. 

coreografia Maurice Béjart
Le sacre du printemps, cor. Béjart, Les Ballets de MonteCarlo, Grimaldi Forum, 2010 © Marie-Laure Briane

Il Bolero di Maurice Béjart

Nel 1961 Maurice Béjart creò per la Compagnia del XXe Siècle una propria versione del Bolero di Maurice Ravel, messa in scena al Théâtre Royal de la Monnaie.

Ricordiamo che la prima coreografia originale del Bolero risaliva a Bronislava Nijinska e vide nel ruolo principale Ida Rubinstein, il 22 Novembre 1928.

Questa volta, Béjart proponeva un Bolero non narrativo e colmo di energia erotica.

Ne è protagonista una donna che danza a piedi nudi con movimenti ondulatori e ipnotici, che diventano sempre più ampi seguendo il crescendo musicale. I ballerini, inizialmente seduti ai lati del palcoscenico, il capo chino, si avvicinano alla donna quasi a volerla conquistare avidamente.

Successivamente il coreografo propose altre due varianti della stessa coreografia, in cui il ruolo principale è maschile e l’ensemble può essere tutto al femminile o tutto viceversa a sottolineare l’universalità del tema erotico.

Il ruolo della Melodia è interpretato dalla donna o dall’uomo sul tavolo, mentre il Ritmo è interpretato dal resto dei danzatori.

Il successo della coreografia, negli anni, è stato determinato anche dalla bravura dei danzatori che si sono alternati nel ruolo principale: Jorge Donn, Suzanne Farrell, Luciana Savignano, Maya Plisetskaya, Patrick Dupond e Sylvie Guillem.

Lo stesso ruolo è stato interpretato anche da Roberto Bolle sul palco del Teatro alla Scala nel 2018.

Bolero
Roberto Bolle in Bolero, cor. Béjart, Teatro alla Scala, 2018 © Brescia e Amisano

L'insegnamento come vocazione

Nel 1970 Béjart fu all’Opéra di Parigi per creare una nuova versione de L’uccello di Fuoco. Man mano il suo interesse si stava spostando verso l’ambito didattico, infatti nello stesso anno aprirà il Mudra a Bruxelles. Quello che sarà un centro multidisciplinare dove si formeranno grandi danzatori.

A causa delle divergenze con il direttore del Théâtre Royal de la Monnaie, nel 1987Maurice sciolse il Ballet du XXe Siècle trasferendosi in Svizzera. Dove fonderà il Béjart Ballet Lausanne e l’École-Atelier Rudra.

Egli fu un grandissimo maestro capace d’insegnare la danza dal punto di vista tecnico e accademico, ma descrivendo la relazione che ogni singolo ballerino dovrebbe avere con la propria arte. Sottolineò la necessità non solo di eseguire i passi, ma di assorbirli completamente nel proprio corpo per poterli danzare al meglio. Solo così l’attenzione del pubblico sul ballerino sarà totale.

A tal proposito, nel suo libro Lettere ad un giovane danzatore Maurice Béjart afferma:

“La vera ballerina, dopo dieci anni e più di sforzi giornalieri, dimentica la tecnica (cosa che tuttavia non fa il suo corpo) e si diverte, salta, danza e si butta a capofitto in tutto quello che il movimento le ispira, proprio come un bambino!

L’apprendimento non è che lo stadio intermedio, eppure indispensabile.”

due danzatori
Brel et Barbara, cor. Béjart, 2001 © BBL-Didier Philispart

Molière rivive a Parigi attraverso Béjart

Molière fu per Béjart una fonte di grande ispirazione, per questo il coreografo creò: Le Molière imaginaire.

Il lavoro è un ballet-comèdie in quanto lo spettacolo è al tempo stesso danza e recitazione, canto e musica. Gli artisti diventano comèdiens completi, nell’unità delle arti. I ballerini ritrovano l’antica dignità delle parole e del gesto. I costumi sono di Roustan e Bernard e la musica è di Nino Rota.

La prima rappresentazione di questo spettacolo risale al 5 dicembre 1976, presso la Comédie Francaise di Parigi.

Nonostante qualche difficoltà dovuta ad un guasto tecnico e un piccolo incidente dell’attore protagonista Robert Hirsch – che lo costrinse ad interrompere lo spettacolo per qualche minuto – la serata fu un grande successo.

Maurice Béjart e Jorge Donn
Béjart e Jorge Donn durante le prove di Nijinsky Clown de Dieu, 1972

Béjart e le dediche a personaggi famosi

Le creazioni di Maurice Béjart toccano i temi più disparati, dalla politica alla rivisitazione dei grandi classici.

Dedica anche una serie di balletti ai personaggi famosi:

  •  Sissi, L’impératrice anarchiste (1992), dove la sovrana viene rappresentata come amica del popolo e degli artisti;
  •  Le presbytère n’a rien perdu de son charme, ni le jardin de son éclat (1996), opera dedicata a Freddy Mercury e al danzatore Jorge Donn, entrambi scomparsi a causa dell’AIDS;
  • Ciao Federico (2003), in onore dei dieci anni dalla scomparsa di Fellini;
  • Grazie Gianni con amore (2007), rappresentato alla Scala di Milano, in onore di Gianni Versace a dieci anni dalla sua scomparsa.
coreografia Maurice Béjart
Le Presbytère, cor. Béjart, Parigi, 2019 © BBL-Ilia Chkolnik

Il Béjart Ballet Lausanne

Stava preparando quello che sarebbe stato il suo ultimo spettacolo: Il giro del mondo in 80 giorni che avrebbe debuttato nel dicembre 2007. Ma il 22 novembre Maurice Béjart moriva a seguito di problemi al cuore e ai reni. 

Sempre nel 2007 nasceva la Fondazione Maurice Bejart, che oggi gestisce tutti i diritti del lavoro del coreografo e sostiene il Béjart Ballet Lausanne e la l’École-Atelier RudraA dirigere la Compagnia è Gil Roman, danzatore che si è unito al Ballet du XXe Siècle nel 1979 e per quasi trent’anni, ha interpretato i balletti più famosi di Maurice Béjart.

ballerini e Gil Roman
Béjart fête Maurice, cor. Béjart messa in scena di Gil Roman © BBL-LaureN Pasche

La gente ha bisogno di immagini, di emozioni, di lirismo. la danza permette di mischiare un piacere estetico, un piacere dinamico e un piacere emozionale.

In copertina: Maurice Béjart, 2004 © Philippe Pache

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2 risposte

  1. M.Bejart non ha diretto l’Opera di Parigi, è stato invitato come coreografo:
    nel 1970 appunto crea una nuova versione dell’Oiseau de feu.
    Successivamente invitato da R.Nurejev nel 1986 creerà Arepo ed altre coreografie per i solisti ed étoiles.

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2 risposte

  1. M.Bejart non ha diretto l’Opera di Parigi, è stato invitato come coreografo:
    nel 1970 appunto crea una nuova versione dell’Oiseau de feu.
    Successivamente invitato da R.Nurejev nel 1986 creerà Arepo ed altre coreografie per i solisti ed étoiles.

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