
La Fenice di Venezia e i suoi mille volti
Noemi Sammarco
Il Gran Teatro La Fenice di Venezia dalla sua inaugurazione è bruciato due volte e altrettante è risorto dalle sue ceneri.

La prima Fenice di Venezia
1 novembre 1789: la Nobile Società dei Palchettisti di Venezia pubblicò un bando per la creazione di un nuovo teatro che si sarebbe chiamato Gran Teatro La Fenice. Questo nome doveva simboleggiare la rinascita della società dalle disavventure che l’avevano colpita. L’intento della Nobile Società era quello di creare un teatro più grande e sfarzoso del Teatro San Benedetto, in quel momento il più bello dei sette teatri presenti a Venezia.
Nel bando si chiedeva la costruzione di un teatro che avrebbe dovuto avere cinque ordini di palchetti, con non meno di 35 palchetti per ordine. Inoltre, poiché la via d’accesso privilegiata era quella acquea, il bando suggeriva ai progettisti di creare un ingresso dal Rio Menuo.
Oltre al giusto pagamento, il vincitore del bando avrebbe ricevuto un medaglione d’oro del peso di trecento zecchini.
Il vincitore fu l’architetto Giannantonio Selva. Nell’aprile del 1790 iniziarono i lavori di demolizione nell’area dove sarebbe sorto il nuovo teatro. Nell’aprile 1792 i lavori vennero portati a termine.
Era il 16 maggio del 1792, durante la festa della Sensa, quando il teatro venne ufficialmente inaugurato con I giuochi d’Agrigento di Giovanni Paisiello con libretto del conte Alessandro Pepoli.
Una loggia imperiale per Napoleone
Infatti, durante la dominazione francese La Fenice assunse il ruolo di teatro di Stato, pur rimanendo proprietà della Società dei Palchettisti. Napoleone visitò il teatro ed assistette a Il giudizio di Giove di Lauro Corniani Algarotti, il 1 dicembre 1807. Seguì, il giovedì successivo, una grande festa da ballo. Per adeguare il teatro all’arrivo dell’illustre ospite, la sala principale venne addobbata di celeste e argento nello stile impero allora in voga. Inoltre, a causa dell’assenza di una loggia reale dove ospitare Napoleone durante gli spettacoli, ne venne costruita una provvisoria.
L’anno successivo Selva fu incaricato di costruire una loggia reale permanente. Contemporaneamente si decise di procedere ad una nuova decorazione per la sala.
Ma il palco imperiale di Napoleone non ebbe vita lunga. Durante i moti del ’48 il palco reale venne identificato come simbolo dell’oppressione straniera, e per questo venne demolito e vennero ripristinati i palchetti originali.
Nel 1849, però, Venezia torna in mano austriaca e l’impero decide di ripristinare il palco reale. Proclamata la Repubblica il 18 giugno del 1946, il palco reale venne mantenuto ma lo stemma monarchico sparì per lasciare il posto al Leone di San Marco.
L'incendio del 13 dicembre 1836 al Teatro La Fenice
Il primo dei due incendi che distrusse La Fenice di Venezia probabilmente fu dovuto al cattivo funzionamento di una stufa. Il teatro crollò, ma il fuoco risparmiò la sale Apolinee e l’atrio.
La Società dei palchettisti incaricò i fratelli Meduna per la ricostruzione. La Fenice venne ricostruita in tempi relativamente brevi.
La nuova inaugurazione del teatro avvenne il 26 dicembre 1837. Per l’occasione vennero rappresentati l’opera Rosmunda in Ravenna di Giuseppe Lillo ed il ballo Il ratto delle venete donzelle di Antonio Cortesi.
29 gennaio 1996, La Fenice brucia per la seconda volta

Di nuovo il 29 gennaio del 1996 il mondo intero piange la perdita de La Fenice a causa di un incendio doloso. I responsabili furono individuati in due elettricisti della ditta che stava, in quel momento, lavorando alla manutenzione del teatro. Per non incorrere in una penale i due decisero di causare un piccolo incendio, così da poter provocare un ritardo dei lavori imputabile a cause di forze maggiori. Il rogo impegnò i vigili del fuoco tutta la notte e causò danni devastanti. La Fenice potrà essere sgombrata dalle macerie solamente dopo il dissequestro.
È il 7 settembre del 1996 quando viene pubblicato il bando per la ricostruzione, vinto da A.T.I. Holzmann con il progetto dell’architetto Aldo Rossi. I lavori procedono a rilento, la data di riapertura del teatro viene costantemente rimandata. Il 27 aprile 2001 la A.T.I. Holzmann viene estromessa dai lavori e viene indetta una nuova gara d’appalto.
Vengono creati cinque cantieri paralleli, che vedono impegnate circa 300 persone tra operai, decoratori e restauratori.
La riapertura del teatro
Per festeggiare la riapertura del Teatro La Fenice venne organizzata una settimana di eventi musicali tra il 14 e il 21 dicembre. Alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed in diretta televisiva, Riccardo Muti aprì la Settimana Inaugurale dirigendo l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice.
Dal 1 gennaio 2004, sul palcoscenico de La Fenice, si tiene l’annuale concerto di capodanno trasmesso in diretta dalla Rai e anche in Francia, Germania, Svizzera, Austria e Albania, Giappone e nell’intera America Latina.
Giselle a La Fenice di Venezia

Nel 1978 sul palcoscenico della Fenice di Venezia, due grandi della danza danzano per la prima volta insieme in Italia incantando il pubblico. La coreografia è Giselle, considerata il simbolo del balletto classico e romantico. Nata dall’idea del romanziere Gautier, la coreografia fu creata da J. Coralli e J. Perrot creò i passi dei primi ballerini. Sul palcoscenico della Fenice venne danzato l’adattamento di Marius Petipa, con ripresa della coreografia e regia del maître de ballet e coreografo Evgenij Polyakov.
Sul palcoscenico ci sono Elisabetta Terabust nei panni di Giselle e Rudolf Nureyev è Albrecht.
Elisabetta Terabust, allieva del Teatro dell’Opera, nel 1966 a soli diciannove anni divenne prima ballerina. Fu nominata étoile nel 1972. Considerata una delle interpreti più apprezzate dello stile Bournonville è stata la prima italiana nella storia ad interpretare il ruolo di Teresina nel balletto Napoli per il National Ballet of Canada nel 1981.
Rudolf Nureyev, “the flying tatar”, considerato uno dei più grandi ballerini di tutti i tempi, determinò un importante cambiamento nella danza. Grazie a lui i ruoli maschili ebbero sempre più importanza all’interno delle coreografie.
Carolyn Carlson a Venezia

Carolyn Carlson nasce a Oakland, da genitori finlandesi, il 7 marzo 1943. Nel 1965, dopo aver studiato danza alla School of Ballet di San Francisco, incontra il coreografo Alwin Nikolais. Quest’ultimo la ammette nella sua compagnia e la promuove lead soloist, unica danzatrice della compagnia ad aver ricevuto questo titolo. Lasciata la compagnia di Nikolais lavora con grandi nomi della danza tra cui Maurice Béjart, con il quale collabora alla creazione del Ballet du XXéme siécle come danzatrice e coreografa. Nel 1974 inizia a collaborare con Rolf Liebermann all’Opéra di Parigi e le viene affidata la direzione del Gruppo di Ricerche Teatrali (GRTOP).
Nel 1980, l’allora direttore del Teatro La Fenice di Venezia, Italo Gomez, invita Carolyn Carlson a creare e guidare, sul modello del GRTOP parigino, un gruppo di giovani danzatori.
Così la coreografa fonda il Teatro Danza La Fenice, che offrirà il primo esempio di Teatrodanza italiano. La compagnia debutterà nel 1981 con lo spettacolo Undici onde.
Tra il 1980 e il 1984, grazie alla collaborazione tra La Fenice e il gruppo dei giovani danzatori di Carolyn Carlson, verranno messe in scena le coreografie: Underwood (1982), Chalk Work (1983) poi rinominato L’orso e la luna, e l’assolo creato per se stessa Blue Lady (1984), successivamente danzato in 40 paesi.
L’esperienza termina nel 1984. Quello stesso anno alcuni dei giovani danzatori di Carolyn Carlson, fondano la compagnia di danza Sosta Palmizi, debuttando con Il Cortile.
La Fenice di Venezia dopo il Coronavirus
Se due incendi non hanno fermato La Fenice, certo non poteva farlo il Coronavirus. Il Sovraintendente del teatro ha affermato “La Fenice rinasce sempre, in qualche modo” e questa volta ha trovato un modo veramente originale per farlo: i musicisti e il pubblico si scambieranno di posto.
L’orchestra sarà posizionata nella platea del teatro, mentre il pubblico (ridotto a solo 350 spettatori per poter garantire le distanze di sicurezza) si accomoderà sul palcoscenico e nei palchetti. I 70 ospiti che prenderanno posto sul palcoscenico saranno all’interno della “Chiglia“ di una nave, un’installazione artistica permanente creata dalla falegnameria del teatro, sotto la guida dello scenografo e responsabile degli allestimenti Massimo Cecchetto.
Fortunato Ortombina, sovrintendente e direttore artistico del Teatro La Fenice ha dichiarato “un’immagine che non vuole ricordare l’idea di un naufragio, quanto piuttosto quella di un’arca che ci traghetterà tutti in avanti, in un mondo nuovo”.

Foto di copertina: Teatro La Fenice, 2015
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