
I Trockadero, ribelli sulle punte
Noemi Sammarco
I Trockadero ballano delicati ruoli femminili en pointe ed en travesti. Un termine emerso in Europa quando gli uomini recitavano sia i ruoli maschili che quelli femminili, poiché era considerato indecente che le donne fossero in scena. Anche il termine drag deriva da quel periodo, ed era l’acronimo di dressed resembling a girl ovvero vestita come una ragazza.
La compagnia Les Ballets Trockadero de Monte Carlo è stato fondata, nel 1974, da Peter Anastos, Natch Taylor e Antony Bassa, a New York City. Lo scopo era quello di presentare una visione giocosa e divertente del balletto classico, in forma di parodia.
Inizialmente i Trockadero si esibivano nei locali notturni, ma i loro spettacoli raccolsero immediatamente numerosi consensi. Ed insieme alla fama iniziò a crescere il livello degli artisti. Nella compagnia entrarono danzatori professionisti e, poco per volta, anche i teatri ospitarono gli spettacoli dei Trockadero. Con il passare del tempo la connotazione del gruppo divenne sempre più professionale.
In breve tempo, i Trockadero fecero breccia nel cuore del pubblico, grazie alla loro grande tecnica, al loro approccio comico, e al fatto sbalorditivo che gli uomini ballassero sulle punte. Fino a quel momento, infatti, le scarpette da punta erano state ad uso esclusivo delle donne.
Il grande successo arrivò grazie alle importanti recensioni apparse su autorevoli testate giornalistiche come il New York Times e il The Village Voice.

Un successo internazionale
A partire dal 1975, i Trockadero iniziarono a riscuotere successo anche fuori New York. Articoli e recensioni favorevoli apparvero su Variety, Oui, The London Daily Telegraph e su Vogue. Joanna Harris scrisse che la loro maestria gli consentiva di sottolineare abilmente l’assurdità delle convenzioni del balletto, affermando che :“Per fare satira sul lavoro di qualcuno, devi conoscerlo molto bene”. I Trokadero, anche chiamati Trocks, sono così diventati famosi a livello internazionale.
Quindi, nella stagione 1975-1976 i Trockadero fecero il loro primo tour degli Stati Uniti e del Canada. Ovunque andassero, questo gruppo di uomini in tutù e scarpette da punta, riscuotevano un enorme successo.
Negli anni successivi, parteciparono a vari Festival di danza in Turchia, in Colombia, in Bolivia, Olanda, Finlandia, Spagna, Francia, Austria e Italia, dove toccarono tappe come Roma, Bari, Spoleto, Ravenna e Torino.

I Trockadero in tv
I Trockadero sono apparsi anche in diversi speciali televisivi americani e sulle reti nazionali in Giappone, Germania e Francia. Un documentario è stato filmato e trasmesso a livello internazionale dall’acclamato programma artistico britannico, The South Bank Show. Inoltre, hanno partecipato ad uno speciale della PBS, intitolato The Egg, dedicato alle arti in America, ricevendo un Emmy Award.
Nel 2008 hanno persino partecipato al Royal Variety Performance, esibendosi davanti al principe Carlo.
Nel 2017, i Trockadero sono stati protagonisti del film documentario Rebels on pointe diretto da Bobbi Jo Hart.
Il 4 giugno 2021 sulla PBS American Masters c’è stata la prima del film Ballerina Boys di Chana Gazit e Martie Barylick. Il racconto è, in realtà, un documentario del tour dei Trocks in autobus in Carolina, l’epicentro degli sforzi per ripristinare i diritti LGBTQ. Nel tragitto, i ballerini rivelano come, attraverso strazianti storie personali, hanno trovato i loro percorsi all’interno della compagnia. Il film intreccia il viaggio, i retroscena dei tre personaggi principali e la storia di sopravvivenza della stessa compagnia, in momenti delicati come quello della scoperta dell’AIDS.

Uomini sulle punte
I Trockadero non nascondono il pomo d’Adamo, il petto villoso e il loro essere uomini. “Non cerchiamo di esibirci come donne” dice il maestro Raffaele Morra, entrato a far parte della troupe nel 2001. “Cerchiamo solo di fare gli stessi ruoli che di solito ricopre una ballerina, ma affrontiamo comunque i passi con energia.”
Ogni ballerino assume un nome d’arte, in genere russo, completo di retroscena inventati. Come ad esempio, Ida Nevasayneva, una ballerina socialista che è si dice sia stata premiata per il suo “cattivo gusto” ed è diventata nota come un’eroina della rivoluzione dopo aver danzato in una banca capitalista. Un’altra personalità è quella della ballerina, Olga Supphozova: di lei si racconta che abbia fatto la sua prima apparizione pubblica in una formazione del KGB e, dopo una pausa di 7 anni, sia tornata alla ribalta.
La scelta di creare dei personaggi fittizi di origine russa è spiegata dal fatto che, quando la compagnia è nata, era uso comune per i ballerini stranieri adottare un nome russo, per attirare più pubblico. La vena irriverente dei Trockadero non ha saputo resistere dal parodiare anche questa caratteristica del mondo del balletto.
La danza di Trockadero è in continua evoluzione. Ma non è mai una farsa, non prendono in giro il balletto. Anzi, in un certo senso lo esaltano, portando in scena un potente messaggio d’inclusione.

Ballerini italiani nei Trockadero
I ballerini che fanno parte della compagnia dei Trockadero provengono da ogni parte del mondo. Ma, nel corso degli anni, sono stati diversi gli italiani che hanno contribuito al successo del gruppo.
Alberto Pretto, danzatore nato a Vicenza e formatosi all’Academie de Danse Classique Princesse Grace di MonteCarlo, è stato prima ballerino all’English National Ballet e nel 2011 è entrato a far parte dei Ballets Trockadero. In arte è Nina Immobilashvili, “Gran Terrore del balletto internazionale mondiale”, ballerina onnisciente e onnipresente nota per avere ampi dossier su tutte le principali figure di danza, vive o morte. Alberto ha intrapreso un percorso di transizione ed oggi è diventato Sabrina. È una designer ed insegna danza, raccontando il suo percorso di transizione attraverso i social.
Un altro italiano con un passato nei Trockadero è Paolo Cervellera. Che ha studiato presso il Teatro San Carlo, e nel 2012 è entrato nei Trocks. In arte Moussia Shebarkarova, stupì i suoi genitori prendendo all’età di due anni un corso per corrispondenza nel balletto.
Infine, Giovanni Goffredo ha studiato all’Accademia di Monaco e alla Scuola della Scala. Ha danzato prima con la Peridance Contemporary Dance Company e, dal 2013, con i Ballets Trockadero. In arte è Varavara Bratchikova, che ha raggiunto la celebrità come Odette/Odile/Giulietta/Giselle/Aurora nella famosa Notte dei 1000 Zar.

Il maître de ballet Raffaele Morra
Anche Raffaele Morra è un ballerino italiano, nato a Fossano, che dopo aver iniziato a studiare danza all’Estudio de Danzas di Mirta & Marcelo Aulicio è arrivato al Teatro Nuovo di Torino. Nel 2001 è stato il primo italiano ad entrare a far parte de Les Ballets Trockadero de Monte Carlo di cui oggi è maître de ballet.
Come ogni componente della compagnia ha il suo alter ego russo. In arte è Lariska Dumbchenko, la cui massima agilità ha suscitato l’interesse del programma spaziale russo e nel 1962 è diventata la prima ballerina ad essere lanciata in orbita. Ma è anche Pepe Dufka, ballerino che ha suscitato scandalo per aver citato in giudizio 182 amanti e che ha continui dolori per aver ricevuto, per diciannove anni, costanti lanci di frutta e verdura.

Il repertorio dei Trockadero
Il repertorio dei Trockadero mostra un grande rispetto del repertorio e della tecnica classica, nonché una grandissima ricerca filologica.
Del repertorio romantico francese e tardo-romantico russo, fanno parte Giselle, Don Chisciotte, La Bayadère, Il Lago dei cigni, Lo Schiaccianoci, Paquita e Raymonda. Ma si trovano anche balletti meno conosciuti, come La Vivandière, Il Cavallino gobbo e Harlequinade. Più alcuni pas de deux o pas de trois da grandi classici come Le Corsaire.
Inoltre, tra i lavori figurano The Dance of Isadora, una suite di valzer, originariamente coreografata da Isadora Duncan nel 1912 e denominata The Many Faces of Love; Lamentations of Jane Eyre, una parodia di Death and Entrances di Martha Graham; Patterns in Space, da una coreografia di Merce Cunningham.
Altro lavoro nel repertorio dei Trockadero è The Dance of Liberation, una coreografia di Richard Goldberger che vuole rappresentare la danza di liberazione del popolo americano in omaggio a Isadora Duncan, Betsy Ross, Sacagawea e Barbara Fritchie.
Nel repertorio dei Trocks si trova anche I Wanted to Dance with You at the Cafe of Experience, coreografia di Roy Fialkow composta da una serie di tanghi argentini, basati sul lavoro di Pina Bausch.
Nel cospicuo repertorio del Novecento, prevalentemente americano, ha un posto d’onore il coreografo George Balanchine, con la ripresa di Stars & Stripes Forever e Go For Barocco.

La storia del travestitismo
Se oggi vedere uomini che danzano parti femminili, con tutù e scarpette, ci potrebbe lasciare stupiti, in passato non è sempre stato così. La storia del travestitismo è, infatti, antica quanto il balletto stesso.
Occorre arrivare alla metà del XVII secolo per trovare sulle scene la prima ballerina donna. Mademoiselle de Lafontaine cresciuta all’Académie Royale de Danse, nella Francia del Re Sole, fu la prima donna a dedicarsi alla danza come professionista. Prima di lei ad esibirsi in scena erano solamente uomini, che interpretavano i ruoli femminili indossando dei travestimenti. Le donne aristocratiche usavano danzare solamente nei ballets de cour e per proprio divertimento.
Il travestitismo nel periodo Romantico
Anche durante il periodo romantico, quando ormai le donne avevano conquistato la scena del balletto, continuava la tradizione del travestitismo. Ne La fille mal gardée, il balletto più antico giunto per intero fino a noi, è tradizione che il personaggio della Vedova Simone sia interpretato da un corpulento ballerino en travesti. Nella versione del balletto di Frederick Ashton, del 1960, proprio la danza degli zoccoli della Vedova Simone, ballata a ritmo di tip-tap, è una delle scene che più incontra il favore del pubblico.
Nel balletto romantico La Sylphide divenne ben presto consuetudine che ad interpretare la strega Magda fosse un uomo. Infatti, nella sua accurata ricostruzione del balletto originale, Pierre Lacotte sceglie un uomo per questo ruolo.
Ma uno dei più importanti ruoli en travesti della storia del balletto si trova in La Bella addormentata, dato che già Marius Petipa affidò la parte della strega Carabosse al ballerino italiano Enrico Cecchetti. Grazie alla sua eccezionalità nei virtuosismi e nell’arte del mimo, Cecchetti ebbe un enorme successo alla première, del 1890, al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Il ballerino, ormai anziano, tornò ad impersonare Carabosse nella Bella addormentata, che Sergej Diaghilev allestì a Londra, nel 1922, per i suoi leggendari Ballets Russes.

Il travestitismo nel Novecento
Anche nel Novecento la tradizione del travestitismo continuò il suo corso. Un altro balletto che diede grande risalto alle parti en travesti è la versione inglese di Cenerentola di Frederick Ashton. Il coreografo mette in scena una delle più spassose apparizioni di ballerini in abiti femminili: Ashton stesso e Robert Helpmann vestirono i panni delle due sorellastre.
Con i lavori moderni si continua a far ricorso al travestitismo, ma questo perde la sua valenza parodistica. Nella versione del Lago dei cigni di Matthew Bourne, i cigni neri sono uomini ma il loro intento è quello di inquietare il pubblico. Altro esempio, è il trasformismo di Richard Move, che interpreta Martha Graham con un forte trasporto emotivo e senza nessun intento parodistico.
Questo tipo di travestitismo, seppur a volte contemporaneo ai Trockadero, non ha nulla a che vedere con i loro spettacoli e i loro intenti. I Trocks, infatti, trovano la loro originale cifra teatrale esplorando con passione due secoli di storia della danza.

In copertina: Les Ballets Trockadero © The Lowry
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